«La ditta chiude»: il salvataggio firmato dagli operai
Articolo tratto da:
corriere.it
del 21-09-2017
che ringraziamo
«La ditta chiude»: il salvataggio firmato dagli operai
Con la Cooperativa Sul Serio a Ponte Nossa la produzione rilevata dagli ex dipendenti
di Matteo Castellucci
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Dopo tre anni di cassa integrazione e la speranza, sempre più flebile, di uscire dal tunnel, era arrivato l’ultimo macigno, apparentemente insormontabile: nel 2014, a poche settimane da Natale e dalle feste in famiglia, gli operai della Ardes di Ponte Nossa, produttrice di piccoli elettrodomestici, avevano ricevuto la notizia che la ditta stava per chiudere.
Ma quello che poteva essere un altro capitolo buio della desertificazione economica della Valle Seriana, grazie al coraggio di alcuni ex dipendenti alla fine si è trasformato in una storia di riscatto, con la nascita della Cooperativa Sul Serio (raccontata anche nel libro «Se chiudi ti compro» del deputato pd Antonio Misiani).
La sera più tragica, quella dell’ultima assemblea sindacale, oggi sembra lontana, eppure pesa ancora nella memoria. «È stata dura, in momenti del genere la dignità va a terra — racconta Angelo Roggerini, nel cda della Cooperativa —.
Di colpo non ti aggrappi più a niente: hai mutuo e famiglia e sai che di lì a poco, anche con gli ammortizzatori, non avrai più nulla». L’azienda dava lavoro a 75 persone: per trenta di loro, i magazzinieri e il ramo commerciale, c’era la prospettiva di essere riassorbiti, ma il settore produttivo restava praticamente senza futuro, per la decisione dei vertici aziendali di affidarsi a terzisti all’esterno.
Roggerini e altre quattro colleghe non avevano voluto, però, rassegnarsi. Oggi ricordano le riunioni del passato, quando un sindacalista (Giancarlo Carminati della Cisl) li aveva informati di imprese rilevate dai dipendenti.
Alle prime battute era quasi sembrata fantascienza. «Abbiamo saputo che il marchio Ardes era stato rilevato dalla Poly Pool di Parre, allora ci siamo motivati – dice Antonella Bigoni –.
Ci siam detti: “Sappiamo fare questo lavoro, partiamo”». E così era iniziata la trafila di incontri con Confcooperative, a Bergamo. Un percorso che aveva rivelato qualche asperità. «A un certo punto volevamo mollare — spiega Roggerini —, tutta quella burocrazia sembrava più grande di noi».
La Poly Pool si era poi convinta a far ripartire subito la produzione, grazie alla nuova coop.
All’inizio i soci erano cinque, avevano investito la liquidazione nella nuova avventura e ricominciato così ad assembleare la vecchia gamma di piccoli elettrodomestici: stufette, paioli automatici per la polenta, coperte elettriche.
Oggi i dipendenti fissi della Cooperativa Sul Serio sono 9, ma complessivamente i lavoratori sono 19. E l’esperienza li ha cambiati, consegnando nuove sfide e responsabilità. «Mentalmente ci ha aperto — considera Roggerini —. Se due anni fa ci avessero chiesto di far interviste o andare in televisione avremmo declinato. Il nostro obiettivo è cercare di assumere e tenere qualche lavoratore».
Oltre alle tute blu di ieri, adesso è spuntato anche un colletto bianco, in una sintesi peculiare. «Siamo diventati piccoli imprenditori — dice Antonella Bigoni —, ma ragioniamo ancora da operai: agevoliamo negli orari e non siamo fiscali, basta che vengano rispettate le ore previste». E ogni martedì, nel cortile, si ferma il camioncino del fruttivendolo del paese, per risparmiare tempo e portarsi avanti con la spesa. Il luogo di lavoro sta diventando anche altro, grazie a una piccola utopia concretizzata e certamente più forte della crisi.
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